Un atto di sabotaggio esoterico alla matrice. Ecco, per quel che mi riguarda la recensione di questo concerto potrebbe tranquillamente terminare anche qui. Non mi sento di dire molto altro a proposito di un live act già visto e discusso da moltissimi che per equilibrio, determinazione, presenza, sotterranea femminilità e onda d’urto merita una delle nostre preziose sere. Andiamoci. Dany Greggio – amico e compare di Pierpaolo Capovilla nel lontano esordio comune con gli Holy Guns Inc ma anche cantante, attore, icona di Motus Teatro per oltre un decennio, autore per La Crus e Cristiano De Andrè, magnifico cuoco e padre di un figlio biondissimo… può bastare? – mi introduce nelle stanze affrescate di questo palazzo che si ostina stoicamente a non crollare, che continua a galleggiare. E’ un labirinto di siepi antiche, e c’è della autentica bellezza. Nei camerini la band ci accoglie con estrema cortesia. A fare gli onori di casa un Capovilla sulfureo e magnetico, dall’eleganza raffinata e primitiva. Attualmente, nel cosiddetto panorama musicale italiano, la posizione dei ODM è decisamente di favore – così come quella dei fratellastri tra gli orrori del teatro – e credo che oggi come oggi nemmeno Tutto Uncinetto contesterebbe il loro lavoro. L’aria che tira intorno a loro mi ricorda un poco quella che si respirava dieci, quindici anni or sono con la signorina Kuntz. E questa devozione supina forse non è un bene. Ma – perché c’è sempre un ma in questi casi – trovo totalmente lecita, meritoria e sudata la loro posizione. Dunque chapeau. Perché ci credi. Guardi un live dei ODM e a quello che accade sul palco ci credi. Bottigliero, Favero e Capovilla sono i templari elettrici di questo nostro tempo, di questo nostro crepuscolo. Almeno per una notte. E Dany, la stessa notte, il mio Virgilio.
Giuseppe Righini